Premessa: un po’ per masochismo e un po’ mio malgrado sono iscritto a una serie di gruppi Facebook di Aspiranti Scrittori.
Nei gruppi degli Aspiranti Scrittori ci sono due temi che ritornano ogni giorno come fossero sempre temi nuovi (i motivi possono essere due: o gli Aspiranti Scrittori vivono un perenne Giorno della marmotta oppure gli Aspiranti Scrittori non leggono i post dei loro colleghi).
Il primo tema è: “Cosa pensate dell’editore PincoPanco?” L’editore PincoPanco è, invariabilmente, un noto editore a pagamento. I commenti sono: “Non conosco” oppure “Scappa!”
Il secondo tema è: “Cosa pensate del selfpublishing?” I commenti, di solito, sono un’occasione per sparare a zero sugli Editori-Che-Si-Approfittano-Del-Genio-Degli-Aspiranti-Scrittori, viva il selfpublishing e chi fa da sé fa per tre!
Quindi, da una parte c’è gente che è disposta a pagare migliaia di euro pur di vedere il proprio nome sulla copertina di un libro, dall’altra c’è gente a cui se non assicuri un anticipo di centomila euro, il 90% sui diritti e un jet privato con una Jacuzzi dai rubinetti d’oro allora nisba.
Il tema degli editori è particolarmente caldo, nei gruppi degli Aspiranti Scrittori. A pochi interessa chi sia l’editore in questione, quale la sua storia, quale il suo catalogo, quale la sua cura editoriale, quale la sua distribuzione. A tanti interessa quanto l’editore possa farli guadagnare, possa renderli ricchi, famosi e ospitabili da Fabio Fazio, addirittura quanto l’editore abbia voce in capitolo in quel di Hollywood. Quasi meglio, per gli Aspiranti Scrittori, un editore che ti chiede un rene ma ti assicura un contratto breve e dalle ricche percentuali. Ancora meglio, per gli Aspiranti Scrittori, levarsi la fatica di cercare un editore, di capire chi pubblica cosa, di leggere, di aspettare risposte che magari non arriveranno mai, e via di autopubblicazione su Amazon. Cinque minuti e non sei più un Aspirante Scrittore, ma uno Scrittore pubblicato.
Ma… (rullo di tamburi)
Il motivo per cui la maggior parte degli Aspiranti Scrittori dei gruppi degli Aspiranti Scrittori non avrà mai successo è che stanno tutto il tempo a valutare che cosa può fare una casa editrice per loro, e arrivati alla conclusione che una casa editrice non può fare nulla più di quello che farebbero da soli decidono che è meglio il selfpublishing.
Dimenticando però una cosa fondamentale: i lettori.
Agli Aspiranti Scrittori dei gruppi degli Aspiranti Scrittori non interessa nulla di chi sta dall’altra parte e che dovrebbe leggerli. A loro interessa solo il libro stampato.
Altrimenti capirebbero che le case editrici non “servono” soltanto a loro, ma a chi i libri li legge.
Una casa editrice fa, innanzitutto, selezione.
Cari Aspiranti Scrittori dei gruppi degli Aspiranti Scrittori, anche se il famoso editore a pagamento di cui sopra sostiene il contrario (chissà come mai…), un libro non va pubblicato soltanto perché lo si è scritto.
Un libro va pubblicato se vale la pena di essere letto.
P.S.: questo non è un post contro il selfpublishing. Il selfpublishing può essere un’ottima soluzione e ci sono autori che se ne servono con consapevolezza, che sanno a chi si stanno rivolgendo, e che magari troveranno migliaia di lettori. Questo post è contro chi pensa che il selfpublishing sia una comoda scorciatoia.
[Foto: Sincerely Media su Unsplash]
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