Quando chiedete a uno scrittore il motivo per cui scrive, lui quasi sempre si nasconderà dietro risposte vaghe o finto-modeste. Difficilmente vi dirà che scrive per lasciare un segno del proprio passaggio su questa terra, un ricordo di sé alle generazioni future. Eppure la scrittura, e l’arte in genere, serve anche a questo: a superare i confini dello spazio (che oggi sono già facilmente superabili grazie ai voli low-cost e a Internet) e del tempo (che a meno di non avere una DeLorean in garage creano qualche problemino in più).
Per cui ho deciso di far buttare giù la maschera agli scrittori e senza troppi preamboli ho fatto questo annuncio pubblico:
Le risposte sono state interessanti. Primo, perché nessuno ha dato la risposta che avrei ottenuto se avessi chiesto “voi scrivete per i posteri?” In quel caso molti si sarebbero sentiti in dovere di dare le risposte vaghe o finto-modeste di cui sopra. Al massimo qualcuno ha risposto “nessuno”, ma per una questione di autocritica o forse intendendo “nessuno di quelli che ho scritto finora”.
Seconda cosa, perché le risposte si dividono in quattro macrogruppi:
1) “Il primo che ho scritto”.
2) “L’ultimo che ho scritto”.
3) “Quello che sto scrivendo” / “Il prossimo che scriverò”.
4) Un titolo preciso, che dovrei verificare se appartenga a una delle categorie precedenti.
Nel primo gruppo stanno probabilmente i nostalgici, quelli che più che apprezzare il testo in sé sentono la mancanza delle sensazioni degli inizi, quando tutto sembrava possibile. Nel secondo gruppo, quelli che pensano alla scrittura come a un percorso in cui si continua a imparare e migliorare. Nel terzo gruppo, quelli che portano questa idea alle estreme conseguenze e guardano avanti con fiducia (ma di sicuro qui ci sono anche quelli che sono sempre scontenti del risultato delle loro fatiche, che non sembra mai all’altezza delle aspettative).
E voi che cosa vorreste lasciare ai posteri?
[foto: Alice Donovan Rouse]
Hai perfettamente ragione. Abbasso la finta modestia.
Premettendo che non ho pubblicato niente e quindi sono una fastidiosa wannabe scrittrice (futura casalinga frustrata che a 50 anni racconta ai figli della sorella di come sarebbe stata una grande scrittrice, mentre passa lo straccio per terra)
-riprendo fiato-
Cosa vorrei lasciare ai posteri: uno dei libri a cui penseranno sempre nella vita.
Di quelli che “cazzo, lo devo rileggere”.
Di quelli che “ti consiglio questo titolo perché mi ha cambiato”.
Di quelli che ogni anno ci aggiungi una sottolineatura e, dopo un po’, le rivedi e ti accorgi di come sei cresciuto là dentro.
Ma infatti! Giù la maschera!
Comunque nel frattempo la risposta migliore sul perché si scrive l’ho ritrovata in “Il corpo (Stand by me)” di Stephen King: “L’unico motivo per cui uno scrive delle storie è per poter capire il passato e prepararsi per una qualche futura mortalità.”