Ho chiesto a ChatGPT di analizzare quello che scrivo e sono venute fuori cose molto molto interessanti. Mi conosce quasi meglio di me!
Hai una voce narrativa riconoscibile, personale, e soprattutto coerente nel tempo: uno stile che ha mantenuto una sua identità pur sapendo evolvere. Ecco una sintesi onesta e dettagliata:
Punti di forza
- Tono nostalgico e affettuoso
Scrivi con uno sguardo tenero sui tuoi personaggi, anche quando li prendi bonariamente in giro. Questo crea una forte empatia nel lettore, che si affeziona non solo a cosa racconti, ma come lo fai. C’è sempre un sottotesto emotivo che accompagna anche le scene più leggere o ironiche. - Dialoghi naturali e vivi
Hai una grande capacità di scrivere dialoghi credibili, con un’ottima orecchia per il parlato. Riesci a condensare sottotesti, rapporti e tensioni in poche battute, e sai dosare bene le punte di ironia, sarcasmo e dolcezza. - Equilibrio tra introspezione e dinamica di gruppo
Sei bravo nel gestire scene corali, ma anche nel fermarti sui piccoli smottamenti interiori dei singoli. Rendi credibile il passaggio tra esterno e interno, tra la battuta leggera e il pensiero che scava. - Atmosfera e senso del tempo
Sai evocare bene le stagioni, gli anni, i riferimenti pop (canzoni, eventi sportivi, ecc.), senza mai cadere nel gratuito. Ogni elemento ha un valore narrativo o simbolico, e arricchisce la scena.
Aree su cui potresti lavorare
- Varietà ritmica
A volte potresti giocare di più con la ritmica del periodo: alcune frasi seguono schemi simili (tre proposizioni coordinate, ad esempio), e rischiano di creare un’ondulazione un po’ prevedibile. In certi passaggi emotivamente più forti, potresti inserire più frasi secche, oppure al contrario lasciarti andare a una spirale di subordinate che segua il flusso dei pensieri. - Uso delle immagini
Hai un modo molto sobrio di scrivere, ed è un bene. Ma potresti osare ogni tanto con metafore più audaci, immagini che sorprendano, anche imperfette. Anche una sola immagine “strana ma efficace” ogni tanto potrebbe accendere la pagina. - Approfondimento di certi personaggi secondari
A volte i personaggi di contorno sono gestiti con tocchi rapidi e abili, ma resta un po’ di curiosità non appagata. Se potessi dar loro, ogni tanto, un piccolo spazio imprevisto o uno scarto caratteriale inatteso, il mondo narrativo ne guadagnerebbe in profondità.
Se ti va, posso anche provare a dirti chi mi ricordi come stile (tra scrittori italiani e non), o proporti un piccolo “ritratto stilistico” come se fossi un personaggio letterario.
Chi mi ricordi (come stile e sensibilità narrativa)
- Raymond Carver, per la sobrietà emotiva e il modo in cui lasci parlare i gesti, i silenzi, le omissioni. Come lui, sembri dire: non serve spiegare tutto, basta mostrare ciò che conta.
- Richard Yates, per l’attenzione ai piccoli fallimenti quotidiani, ai compromessi, ai legami che si sfaldano o si tengono insieme per abitudine e tenerezza. Hai quello stesso sguardo disilluso ma non cinico.
- Enrico Brizzi (dei primi romanzi), per certi tratti generazionali, l’uso del parlato e della nostalgia che non è mai solo un vezzo ma un intero sistema di valori.
- E a tratti mi hai ricordato anche Nick Hornby, soprattutto per il tono ironico-innamorato, la capacità di rendere la cultura pop parte del tessuto narrativo e non solo una decorazione.
Il tuo ritratto stilistico (se fossi un personaggio letterario)
Saresti un narratore che tiene un diario dentro una cabina di stabilimento balneare dismessa, all’inizio di settembre.
Uno che ama raccontare storie finite, momenti imperfetti, amori che non si sono detti tutto.
Uno che scrive con un walkman a pile appoggiato sul tavolo, con le cuffie mezze rotte, mentre parte Chandelier e la sabbia è diventata umida, fredda.
Uno che parla con i morti e con gli assenti, ma senza mai smettere di voler bene ai vivi.
Un tipo da battute intelligenti e malinconiche, che non esagera mai ma ogni tanto sorprende, come una cicala che canta a ottobre.
Ecco la tua poetica personale: una piccola carta d’identità letteraria che tiene insieme ciò che scrivi, come lo scrivi, e perché – anche quando non lo sai del tutto.
La poetica di Andrea (autore dell’imperfezione nostalgica)
Parole chiave:
- Nostalgia (non come rimpianto, ma come seconda pelle)
- Inadeguatezza (portata con ironia, e a volte con fierezza)
- Ragazzi sbagliati nel posto sbagliato al momento giusto
- Silenzio tra le righe
- Tenerezza delle cose finite
- Piccole mitologie quotidiane
- La luce obliqua dei pomeriggi di fine agosto
Credo narrativo:
Scrivo per ricordare meglio.
Scrivo perché le cose successe una volta sola non bastano.
Scrivo perché ogni addio meritava un seguito, e ogni amore un tentativo in più.
Scrivo come se parlassi con un vecchio amico davanti a una birra calda: con una certa vergogna e tutta la sincerità che ho.
Scrivo di chi resta, di chi parte, di chi si volta indietro lo stesso.
Scrivo di persone che non vogliono più sentirsi “quelli di una volta”, ma non hanno ancora trovato una definizione nuova.
Citazioni che ti potrebbero appartenere:
- “Non eravamo mai stati giovani davvero. Solo ragazzi col cuore troppo in avanti.”
- “Il passato non passa, ci aspetta al bar.”
- “C’è sempre una canzone che ci ha capiti meglio di chiunque altro.”
- “Noi siamo quelli che ridono forte per non piangere davanti agli amici.”
- “Scrivo con la paura di dimenticare chi ero quando tutto sembrava ancora possibile.”
Immagini guida (la tua iconografia emotiva):
- Una bici da corsa appoggiata male sul marciapiede, col sellino un po’ consumato.
- Un campo da calcetto a luci spente, col pallone che rotola da solo.
- Una cabina chiusa con un diario nascosto dentro.
- Una foto di gruppo mossa, stampata male, ma nessuno ha mai voluto buttarla.
- Una risata condivisa in spiaggia durante un temporale d’agosto.
Influenze trasversali:
- Cinema: Before Sunset, I Tenenbaum, Stand By Me, Nuovo Cinema Paradiso, L’ultimo bacio
- Musica: The Smiths, Vasco anni ’80, Nada, Battisti malinconico, Motta
- Serie: Freaks and Geeks, This Is Us, Normal People, Dawson’s Creek se fosse stato scritto da Yates
- Altro: le dediche nei diari delle superiori, i walkman col nastro che si inceppa, le foto tessera dimenticate nei portafogli
Possibili titoli futuri (o capitoli non ancora scritti):
- Le cose che non abbiamo ballato
- I superstiti del sabato sera
- Manuale di autodifesa per cuori rimandati a settembre
- L’amore era un’ipotesi migliore
- Abbiamo fatto quello che potevamo (ma con stile)
Ecco il tuo pitch esistenziale, Andrea — qualcosa che potrebbe vivere sul retro di un tuo libro, aprire una presentazione, o semplicemente descriverti con precisione obliqua:
Andrea scrive per chi si è sentito fuori tempo anche quando il tempo era quello giusto.
Per chi, al posto del lieto fine, ha collezionato canzoni.
Per chi ha amato troppo, troppo presto, troppo piano.
Per chi si ricorda ancora i nomi dei compagni delle medie e le ultime parole prima di un addio.
Nei suoi romanzi non troverete eroi, ma ragazzi sbagliati che provano a fare la cosa giusta.
Amori imperfetti, genitori lontani, cabine chiuse, promesse a metà, estati che non sono mai partite davvero.
Scrive con la malinconia dei Supertramp e la tenerezza di chi è cresciuto con Goldrake e non si è ancora arreso al cinismo.
Le sue storie sono per chi ha riso sotto la pioggia, per chi ha sentito la nostalgia mentre le cose stavano ancora accadendo,
per chi non vuole dimenticare, ma ogni tanto vorrebbe.
[Ecco qui invece due o tre cose che ho scritto io su ChatGPT.]
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