Qualche giorno fa su Facebook ho lanciato questo appello agli scrittori:
Le risposte non si sono fatte attendere. E, come potete vedere, sono molto diverse tra di loro. Da una parte ci sono gli scrittori che rileggono i propri vecchi libri, dall’altra quelli che non li rileggono. Tra quelli che li rileggono, c’è una parte che è soddisfatta dei propri lavori e un’altra che invece riscriverebbe tutto quanto.
È un tema che mi incuriosiva perché ho letto tante interviste a cantanti e musicisti in cui veniva chiesto se ascoltassero i vecchi dischi, ma non ricordo di aver mai sentito una domanda del genere rivolta a uno scrittore.
Quanto a me, sì, di tanto in tanto riprendo in mano le mie vecchie storie. Di solito non le leggo dall’inizio alla fine, ma vado a cercarmi un passaggio particolare, una scena, una frase. A volte, invece, rileggo proprio tutto. Ad esempio l’ho fatto con “Bambole cattive a Green Park”, prima di scrivere “Green Park Serenade”. In questo caso ho avuto anche l’occasione di recuperare alcune scene e di riscriverle con lo stile attuale, in modo che non stonassero col resto della storia.
Che effetto mi fa rileggermi? Dipende. Alcune cose mi piacciono ancora, altre le trovo di un’ingenuità imbarazzante. Ma, al di là dei giudizi che non credo spettino a me, ogni volta ritrovo una vecchia parte di me, allo stesso modo di quando sfoglio gli album delle foto (un passatempo che mi è sempre piaciuto).
Insomma, a volte torno sulle storie pubblicate da tempo perché ho nostalgia dei personaggi che mi hanno accompagnato in quel periodo, ma anche perché ho nostalgia del me stesso di allora.
Nella prima puntata della terza stagione della serie tv “The Affair” c’è questo scambio di battute, molto pertinente, tra Juliette e il protagonista Noah (che è uno scrittore):
“Ho amato il tuo libro.”
“Grazie.”
“Ce ne sarà un altro?”
“Spero di sì, prima o poi.”
“Con gli stessi protagonisti?”
“No, no. Insomma, ormai è un libro vecchio. Non scrivo più quel genere di cose.”
“Perché no?”
“Beh, perché… A dire il vero non mi riconosco più in quell’autore.”
“Le persone cambiano.”
“Già.”
“Per tua fortuna hai lasciato una traccia scritta dell’uomo che eri. Per la maggior parte di noi esiste solo il ricordo della persona che eravamo.”
[foto di Joanna Kosinska]
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