Qualche giorno fa mia figlia mi ha chiesto di disegnare Elsa di Frozen. Ho cercato di spiegarle che non sarebbe venuta benissimo, perché non sono così bravo a disegnare. Siccome insisteva, ci ho provato. E il risultato è stato piuttosto lontano dall’immagine di Elsa che avevo in mente e che avrei voluto realizzare.
Lo stesso mi capitava quando giocavo a calcetto. Arrivava la palla e subito avevo un’immagine mentale di quello che avrei potuto fare, magari un tiro al volo, magari una finta o un dribbling. E invece la palla magari prendeva un rimbalzo imprevisto e non riuscivo nemmeno a stopparla.
Sulla carta siamo tutti bravissimi a fare tutto. Le cose cambiano, e di molto, quando proviamo a farle sul serio.
Perché a quel punto avviene una biforcazione: da una parte c’è quello che vorremmo fare, dall’altra quello che riusciamo a fare. E cos’è che ci permette di tenere il più possibile uniti i due piani?
La tecnica.
Maneggiare la tecnica di quello che facciamo ci permette di far aderire, o almeno di far avvicinare molto, quello che abbiamo in mente e quello che riusciamo a realizzare. Talento ed esperienza di sicuro aiutano la tecnica, il primo in maniera naturale, il secondo facendo e rifacendo, provando e riprovando. Ma senza le conoscenze base, quelli che potremmo definire “i fondamentali” non possiamo disegnare, non possiamo giocare a calcio, e naturalmente non possiamo scrivere.
Scrivere un (buon) romanzo è complicato per una lunghissima serie di fattori. Ma prima di analizzare se funziona tutto il resto, la prima domanda che ci dobbiamo fare è: “Sono in grado di mettere su carta la storia che ho immaginato? Ho gli strumenti per farlo?”
Perché il rischio è quello di partire con un’idea validissima e di rovinarla nel momento in cui si prova a trasformarla in parole su carta (o su schermo). (Sì, proprio come è capitato a me col disegno di Elsa).
Ecco perché iscriversi a un corso di scrittura non solo non ammazza la creatività (come sostiene qualcuno) ma permette di acquisire quegli strumenti che permettono di valorizzarla e di renderla concreta, comunicabile al pubblico.
L’obiettivo, quando si scrive un romanzo, non è tanto quello di scrivere Il Grande Romanzo Del XXI Secolo, ma più banalmente di poter rispondere di sì alla fatidica domanda: “È lo stesso romanzo che avevo in testa? Gli assomiglia? Sono riuscito a realizzare ciò che avevo immaginato?”
0 commenti